Sensori di pressione pneumatici: come funzionano, quali scegliere, quanto costano - Motori.it

2022-10-09 16:35:37 By : Ms. Hanny Li

I sistemi elettronici sono di grande aiuto per controllare in maniera costante gli esatti valori di gonfiaggio delle gomme, essenziale ai fini della sicurezza.

Piccoli, utili ed efficaci per la sicurezza e le migliori prestazioni del veicolo in termini di consumi ed emissioni. Sono i sistemi di monitoraggio della pressione pneumatici (TPMS, acronimo della denominazione inglese “Tyre Pressure Monitoring System”), in effetti obbligatori da alcuni anni su tutti gli autoveicoli, come vedremo.

I sensori di pressone degli pneumatici sono stati ideati e adottati per venire incontro a diversi obiettivi:

TPM/TPMS – Tire Pressure Monitoring System

Dal 1 novembre 2014, i TPMS sono obbligatori: l’applicazione del regolamento europeo 661/2009 ha in effetti stabilito che a decorrere da quella data, gli autoveicoli delle categorie M1 ed N1 – cioè per trasporto fino ad otto persone più il conducente, e per trasporto merci con massa complessiva fino a 35 quintali: per intenderci, autovetture, multispazio e veicoli commerciali leggeri – omologati dopo il 1 novembre 2012 devono essere equipaggiati, di serie, dei sensori che rilevano la pressione all’interno degli pneumatici.

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I sensori di monitoraggio pressione pneumatici equipaggiano tutti i tipi di gomme:

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Ogni dispositivo TPMS svolge un’azione molto semplice quanto importante: si tratta di un sistema di controllo integrato della pressione ch, segnala nel display della strumentazione di bordo, in maniera automatica e diretta nonché immediata (e questo è fondamentale ai fini della sicurezza), eventuali anomalie nei valori di pressione su uno o più pneumatici.

Le categorie principali di sistemi di rilevamento pressione pneumatici esistenti sul mercato sono due:

Per garantire la necessaria sicurezza di marcia, in linea generale entrambe le tecnologie (diretta e indiretta) di pressione degli pneumatici appaiono idonee: in effetti, sono tutt’e due omologate. La precisione del sistema TPMS diretto è tuttavia più elevata. Sebbene un po’ più costoso, consente diverse funzioni aggiuntive:

La durata delle batterie integrate nei dispositivi di rilevamento pressione pneumatici è piuttosto lunga: in media, sei o sette anni. Si può stare tranquilli e farvi affidamento per un lasso di tempo ragionevole.

Se nelle autovetture e nei veicoli commerciali leggeri omologati dopo novembre 2012 la questione è risolta in partenza (ne sono sempre provvisti “di serie” in quanto si tratta, come indicato più sopra, di componenti obbligatorie per legge), come comportarsi se si dispone di un autoveicolo un po’ più “datato”, vale a dire omologato prima di novembre 2012 ed immatricolato prima di novembre 2014?

La risposta è affermativa: il montaggio di un kit di controllo pressione pneumatici è sempre possibile. Sul mercato esistono più di 150 differenti modelli di sensori, adatti a tutte le autovetture. Inoltre, in parallelo all’evoluzione delle tecnologie di sviluppo, le aziende produttrici introducono funzionalità software costantemente aggiornate, in modo da ridurre i tempi di programmazione e semplificare i processi di installazione dei dispositivi.

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Anche in questo caso, le categorie sono due:

Gli importi di vendita individuati sui principali siti di e-commerce evidenziano un’ampia forbice di proposte e di prezzi. Ad esempio: per una vettura di segmento A fra le più vendute (Fiat Panda, o Fiat 500), i prezzi variano fra circa 18 euro per ciascuna valvola con sensore TPMS e circa 120 euro per il kit composto da quattro sensori. Per un modello di segmento B (come Renault Clio, o Ford Fiesta), il “range” è compreso fra circa 20 euro a valvola con sensore e circa 160 euro per il set di quattro sensori già programmati.

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