Lo scontro è duro, e su molti fronti. Il dualismo tra Red Bull e Mercedes tiene banco, e lo farà a lungo, considerando l’equilibrio dei valori in campo visti nelle prime sei gare. Come sempre accade in questi casi, un dualismo che si protrae allarga progressivamente il raggio d’azione, e nel caso della stagione 2021 dalla pista si è passati velocemente al paddock.
Prima a colpi di mercato, con Red Bull che ha attinto a piene mani al reparto motori della Mercedes, poi sul fronte tecnico, con la discussa questione delle ali flessibili.
Il tempo di archiviare la questione (dalla prossima gara la FIA introdurrà dei nuovi criteri di verifica) ed ecco emergere un nuovo caso, ovvero la questione delle pressioni degli pneumatici.
La Pirelli e la Federazione Internazionale dovrebbero rendere pubblica l’esito dell’indagine avviata dopo il Gran Premio di Azerbaijan nelle prossime ore, ma le polemiche sono già iniziate dopo le anticipazioni emerse nella giornata di ieri.
Quella che sembrava una disamina scontata (che avrebbe dovuto imputare i detriti come causa dello scoppio degli pneumatici di Max Verstappen e Lance Stroll) in realtà farà luce su un contesto molto diverso, che punta il dito sulla pressione degli pneumatici in regime di gara.
È una questione che è tutto fuorché inedita per la Formula 1, basti ricordare (senza andare troppo indietro nel tempo) i casi del 2013 e del 2016, oggetto di confronti, anche tesi, tra Pirelli ed alcune squadre.
Dopo i cinque scoppi di pneumatici che si verificarono nel Gran Premio di Gran Bretagna 2013, la Pirelli chiese ed ottenne di inserire nel regolamento una normativa che obbliga le squadre a rispettare una pressione minima degli pneumatici al via della gara, definita dalla stessa Casa milanese a seconda della tipologia di tracciato.
Questo valore (che a Baku era di 20 psi per le gomme posteriori) viene verificato a campione sulla griglia di partenza da un addetto FIA (test fatto con un manometro mentre la gomma è ancora in termocoperta) e la normativa prevede che in qualsiasi momento un rappresentante della Federazione Internazionale possa avere accesso per la stessa verifica nei box negli altri set a disposizione per la gara.
Il problema è che al momento questa verifica viene fatta molto raramente, al punto che nel paddock c’è chi sostiene di non averla mai vista, sollevando il dubbio che nei secondi set montati in gara il valore di pressione possa non essere quello indicato dalla Pirelli. “Per rendere l’idea di quello che oggi è il rapporto di forze tra i tecnici FIA e le squadre – ha confidato un addetto ai lavori – è come se ci fossero dieci addetti alla sicurezza a controllare 70.000 persone ad un concerto…”.
La situazione potrà essere maggiormente sotto controllo la prossima stagione, quando entrerà in vigore il nuovo regolamento tecnico che tra le “parti comuni” ha inserito anche le valvole degli pneumatici, al momento non standard e quindi diverse tra le varie squadre. Ma servirà comunque un potenziamento dell’organigramma FIA, che al momento prevede in ogni box due persone ma messe a disposizioni dalle ASN che ospitano il Gran Premio, quindi personale non abituato a cogliere i momenti e le operazioni maggiormente sensibili, che potrebbero invece essere identificate più facilmente da personale permanente.
E in tema di fronti ‘sensibili’ quello delle gomme è indubbiamente uno dei maggiori, soprattutto quando la competizione in pista è molto serrata come in questa stagione. L’utilizzo ottimale delle gomme garantisce margini di tre o quattro decimi al giro, una finestra sulla quale le squadre investono molto.
Servirà anche un controllo più serrato per verificare il gas con cui vengono gonfiate le gomme, e in generale tutto ciò che può servire per togliere ogni dubbio sul rispetto delle regole.
Nei primi anni 2000 la situazione pneumatici sfuggì al controllo della FIA, con squadre impegnate a sperimentare gas che dilatavano meno con l’alzarsi delle temperature e valvole che regolavano la pressione, riuscendo a mantenere un valore costante nell’arco della gara.
Dopo essere stata presa in contropiede la Federazione Internazionale corse ai ripari, vietando in maniera chiara ciò che le squadre erano riuscite a fare con ingenti investimenti. È la storia della Formula 1, la ricerca avanza ma deve essere frenata prima che degeneri, ed è ciò che vedremo nei prossimi mesi.
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